AGGIORNAMENTI Centri per l’impiego, poche forze e precarie 2000 persone in meno nei centri per l'impiego. Così ci si prende cura di disoccupati e giovani? Precari Isfol protestano alla sede del Pd: "Per noi il Jobs act è disoccupazione crescente"

PROPOSTA DI RIFORMA DEI SERVIZI PER L’IMPIEGO PUBBLICI

PREMESSA ED EVOLUZIONE NORMATIVA

I servizi per l’impiego comprendono una serie di attività, per la maggior parte finanziate con risorse pubbliche, messe in campo da vari attori, pubblici e privati, con lo scopo di orientare, formare, accompagnare i soggetti che ad essi si rivolgono nella ricerca di un lavoro o di una nuova occupazione.

Tali attività sono da ricondurre al “diritto al lavoro” riconosciuto dalla carta costituzionale italiana all’articolo 4:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Esiste pertanto un interesse pubblico alla messa in opera di una rete efficiente di servizi per il miglioramento dell’occupabilità delle persone e per l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro.

Ed esiste al contempo, a nostro avviso, una motivazione forte che consegna ai servizi pubblici per l’impiego il diritto / dovere di ricoprire in questo sistema un ruolo importante.

I Centri per l'impiego offrono oggi un servizio di prima accoglienza, orientamento, consulenza, opportunità di impiego a giovani, lavoratori, cassaintegrati, disoccupati, stranieri e persone diversamente abili; un ruolo che non può essere meramente ridotto ad una semplice percentuale sull’intermediazione come alcuni media spesso superficialmente descrivono, specialmente in un Paese come l’Italia in cui circa l’80% delle assunzioni avviene infatti per contatto diretto senza alcuna intermediazione.

Negli ultimi 15 anni, anche su sollecitazioni dell’Unione Europea, il mercato del lavoro italiano è stato profondamente modificato sia dal punto di vista delle competenze istituzionali tra i vari livelli di governo (centrale e territoriale) sia dal punto di vista delle regole di funzionamento.

Tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila il sistema dei servizi pubblici per l’impiego è stato interessato da importanti processi di trasformazione organizzativa e normativa a partire dalla chiusura degli Uffici periferici del Ministero del Lavoro (ex uffici di collocamento) e la costituzione dei nuovi “Servizi per l’Impiego” (SPI), ha  avuto inizio in Italia la ristrutturazione delle forme di organizzazione e di funzionamento degli organi pubblici di controllo del mercato del lavoro.

E’ stato un  processo di rinnovamento molto articolato, completato nel 2003 con la Riforma Biagi che ha sancito la fine del monopolio pubblico del collocamento al lavoro.

Il percorso di modernizzazione ha visto inoltre l’approvazione del D.Lgs. 181/2000, con il quale è stato definito lo “stato di disoccupazione” e sono stati individuati i soggetti destinatari delle misure di promozione all’inserimento al lavoro ed ancora con il D. Lgs 267/2003, che ha reso di fatto operativa la riforma dei servizi pubblici all’impiego.

La recente Legge 28 giugno 2012 n. 92 (c.d. riforma Fornero) si propone infine di realizzare un nuovo assetto del mercato del lavoro ed intende rafforzare il ruolo dei servizi pubblici per l'impiego in un più ampio quadro di politiche attive per la prevenzione della disoccupazione di lunga durata nell’ottica di una sempre maggiore integrazione tra politiche attive e passive rivolte ai soggetti disoccupati.

UNA PROPOSTA OPERATIVA: TRASPARENZA DEL MERCATO DEL LAVORO E AGENZIE REGIONALI PER L’OCCUPABILITA’ E L’ORIENTAMENTO PROFESSIONALE

L’imminente riforma dei servizi per il Lavoro divenuta non più rinviabile di fronte al perdurare dell’acuta crisi economica e per garantire l’avvio del Programma Youth Garantee nei prossimi mesi, unitamente ai processi di rinnovamento sopra descritti, comportano un diverso modello organizzativo dei Servizi per l’Impiego legata al potenziamento dei servizi di consulenza alle persone, orientamento e mediazione e ad un nuovo rapporto con il territorio nonché la formazione e l’inserimento negli organici dei servizi di profili professionali specifici e di alto livello.

Obiettivo prioritario è quello di valorizzare il ruolo pubblico nel mercato del lavoro attraverso servizi di qualità, ad alto contenuto professionale, competitivi, incisivi ed inclusivi che possano rappresentare qualificati punti di riferimento per le persone per ciò che riguarda la consulenza in materia di lavoro (norme, contratti, agevolazioni, ammortizzatori sociali …), operando in materia in una relazione di confronto con i consulenti del lavoro e le imprese.

ANALISI DI CONTESTO

Negli ultimi mesi una parte autorevole della stampa ha focalizzato la propria attenzione sui Centri per l’Impiego, analizzando (spesso in modo troppo superficiale) le attività che vengono svolte in questi uffici e divulgando dati scoraggianti circa la performance complessiva dei servizi.

L'obiettivo dei Centri per l'Impiego è quello di migliorare l'occupabilità di chi cerca lavoro attraverso azioni e strumenti diversi ed integrati fra loro (informazione, orientamento, bilanci di competenze, formazione, potenziamento delle tecniche di ricerca, incontro domanda offerta, etc) dal momento che i Centri per l'Impiego non creano occupazione e che le offerte provengono dal sistema delle imprese private soggette al mercato.

L'incrocio domanda/offerta, si realizza attraverso un data base: se arrivano offerte di lavoro da parte di aziende private, in base al profilo richiesto, viene fatta una preselezione fra le persone che hanno sostenuto il colloquio di orientamento e vengono inviati all'azienda i profili professionali dei candidati per la selezione vera e propria.

Inoltre, bisogna ricordare che una percentuale significativa delle persone che si iscrivono ai Centri per l'Impiego lo fanno solo per poter ottenere benefici e non per la ricerca immediata del lavoro: indennità di disoccupazione, esenzione del ticket, agevolazioni comunali, graduatorie per case popolari, iscrizioni asilo nido, rinnovo permesso soggiorno, etc.

Quindi, quando vengono fatte le statistiche, bisognerebbe togliere dalla base di calcolo del numero di Disoccupati una consistente quota che ne altera al ribasso il risultato.

In ogni caso, oggettivamente, non è possibile misurare la qualità di un servizio solo sulla base di un dato quantitativo riferibile all'incontro domanda offerta, dato che si tratta solo di uno degli strumenti che vengono attivati e dato che molte persone, trovano lavoro dopo percorsi formativi, di tirocinio o di potenziamento delle competenze personali avviati attraverso le attività messe in atto dai Centri per l'Impiego e che sfuggono ai dati delle statistiche.

L'orientamento al lavoro, infatti, viene definito dalla letteratura specialistica, non a caso, un "percorso di sviluppo dell'autonomia personale".

Come si potrà evincere dai dati dell'indagine Excelsior Unioncamere sul comportamento delle aziende in fase di ricerca di personale, le imprese spesso si attivano in maniera informale (conoscenza diretta 51%, banche dati interne 25%, conoscenti e fornitori 10%, stampa 2%, Centri Impiego 3%, Agenzie di somministrazione 3%, Ass. categoria e Internet 3%, Altro 3%).

Questi dati derivano prevalentemente dalla struttura del mercato del lavoro (costellazione di piccole e medie imprese), da un elevato numero di lavoro nero/sommerso (27% stimato), dalla presenza di zone industriali/artigianali in ogni Comune (si conoscono tutti...), da una bassa cultura e propensione alla valutazione delle competenze nella scelta dei propri collaboratori e dalla non conoscenza (o bassa percezione) dei servizi pubblici per l'impiego sul territorio, otre che dal timore di controlli sulle assunzioni.

Il tutto sommato alle rilevanti variabili evidenziate nelle ultime indagini fatte sui SPI: nel 2007, in Germania il personale dei Cpi pubblici ammontava a 74mila dipendenti (oggi circa 100000); in Gran Bretagna 67mila unità; in Italia meno di 10mila (attualmente si stima intorno a 8000 di cui almeno sicuramente 1200 precari). Nel 2011 l’Italia ha speso per i servizi pubblici per il lavoro circa 500 milioni di euro contro i 5,8 miliardi spesi dalla Francia, gli 8,8 miliardi della Germania, i 5,5 miliardi del Regno Unito e gli 1,3 miliardi spesi dalla Spagna. Le spese per politiche del lavoro sul Pil in Germania erano il 0,34%, in Gran Bretagna lo 0,34%, in Italia l'0,03%. I rapporto operatori disoccupati in Germania è 1 su 48, in Gran Bretagna 1 su 24, in Italia ben 1 su 150 (nelle grandi città italiane siamo a circa 1 a 500. Tradotto significa che gli operatori dei CPI in Italia hanno in carico pro capite un numero molto maggiore di persone a fronte di minori strumenti, risorse e progetti di inserimento finanziati.

Pur in tale contesto, non vanno tuttavia taciuti alcuni elementi di criticità per quanto riguarda l’assistenza nelle strategie di reclutamento aziendale:

  1. Nella maggioranza dei casi la modalità di raccolta della domanda di lavoro (impresa) presuppone che sia l’impresa a manifestarsi presso il Centro per l’Impiego
  2. la maggior parte degli uffici non dispongono degli strumenti per la gestione informatizzata della domanda e dell’offerta di lavoro, al fine di supportare i processi di matching
  3. L’organizzazione locale dei servizi per l’impiego ha sviluppato un approccio di natura “generalista”, nel quale si sommano attività diverse, con evidenti limitazioni nella possibilità di dedicare figure professionali specialistiche alle attività di contatto diretto con le imprese fuori dall’ufficio o di poter destinare quantità di tempo adeguato nell’attività di definizione ed esplicitazione dei fabbisogni professionali delle aziende stesse.
Se non si dispone di informazioni precise sulla domanda di lavoro risulta praticamente impossibile realizzare efficacemente tanto l’attività di intermediazione, quanto quella di orientamento. Dunque, senza un investimento nei servizi alle imprese, tema completamente assente nella riforma Fornero, non è possibile conoscere quali siano le aziende che necessitano di manodopera con profili coerenti con quelli degli utenti in cerca di lavoro.

I SERVIZI PER L’IMPIEGO NEL PROCESSO DI RIFORMA ISTITUZIONALE

La riforma del lavoro si interseca con la riforma degli assetti istituzionali delle province a cui, oggi, sono delegate le funzioni dei servizi per il lavoro in ambito regionale.
Proprio in ragione di tali riforme (oggi le Province sono in fase di dismissione e non possono assumere a tempo indeterminato), unite al massiccio blocco del turnover attuato nella PA negli ultimi anni, non si è data attuazione ad un consolidamento dei servizi sul territorio, servizi che risultano spesso precari poiché i lavoratori che li sorreggono in grossa percentuale essi stessi precari.

Intendiamo, pertanto, evidenziare alcuni aspetti che, nel processo di riforma dei Servizi per l’Impiego, auspichiamo vengano considerati:
  1. Sul piano delle funzioni e dell’organizzazione:
  • La gestione dei servizi per il lavoro deve trovare collocazione in un soggetto pubblico che abbia sia una funzione di raccordo nazionale ma anche una presenza territoriale rispondente alle logiche dei bacini locali per l’impiego regionali.
  • Tale soggetto potrebbe essere rappresentato dal modello di Agenzia pubblica regionale. Attualmente, in Italia, un modello di Agenzia pubblica è rappresentato dall’Agenzia per il Lavoro della Provincia Autonoma di Trento, o, in alternativa trasferendo le funzioni delegate ai soggetti che sostituiranno regionalemente la provincia (Città Metropolitane o Unioni dei Comuni) collegato ad un rigoroso sistema di standard sui servizi omogeneo sul territorio nazionale per evitare ulteriori pericolose frammentazioni.
  • In un contesto di efficace sinergia dei diversi attori che partecipano al complesso sistema del mercato del lavoro, i servizi pubblici per l’impiego debbono avere un ruolo fondamentale di regia del sistema in raccordo con i soggetti privati che operano nel settore dell’intermediazione e delle politiche attive del lavoro.
  • Occorre riorganizzare i servizi pubblici in relazione alle effettive esigenze del mercato del lavoro e degli utenti (persone ed imprese), garantendo alla struttura condizioni competitive, sia dal punto di vista normativo che finanziario, potenziando i servizi di consulenza alle persone, di orientamento, di mediazione, della capacità di offrire politiche attive del lavoro raccordandole con gli ammortizzatori sociali, semplificando al contempo gli aspetti amministrativi.
  1. Sul piano della strutturazione dei servizi è fondamentale sviluppare e consolidare un organico costruito su professionalità specifiche attraverso la stabilizzazione del personale precario.
Le Agenzie Regionali pubbliche per l’Occupabilità e l’Orientamento professionale assorbirebbero i Centri per l’Impiego assumendo un ruolo centrale come servizi competenti pubblici nella gestione del sistema complessivo del governo del mercato del lavoro, della gestione delle procedure per il riconoscimento dello stato di disoccupazione, di erogazione delle politiche attive del lavoro, della messa in trasparenza delle opportunità di lavoro sul territorio in modo integrato con il sistema privato.

Si tratterebbe quindi di servizi pubblici che opererebbero tenendo insieme servizi per il lavoro e formazione professionale in raccordo con il Ministero del Lavoro, con l’INPS, con il sistema delle aziende e delle agenzie private accreditate per il lavoro e la formazione professionale. Non in modo concorrenziale, quindi, rispetto al sistema privato, ma secondo una logica integrata – diversificando le competenze: al servizio pubblico spetterebbe sostanzialmente il compito di rendere effettivo l’accesso costituzionalmente garantito al lavoro ed alle opportunità occupazionali per i cittadini, svolgendo un compito di regia del sistema, di integrazione tra politiche attive e politiche passive, di prevenzione di forme di lavoro nero ed illegale, di responsabilità sociale del sistema delle aziende nei confronti del territorio e di intervento volto a prevenire fenomeni di emarginazione sociale e lavorativa.

Diversamente da ora ci sarebbero strumenti operativi certi ed omogenei in tutto il territorio nazionale.

Non essendoci un problema di conflitto di interesse tra collocamento pubblico e quello privato (nei fatti presso il sistema pubblico si può aderire anche alle offerte delle agenzie private e le stesse, come tutte le aziende possono attingere alla banca dati pubblica dei curricula dei lavoratori) potrebbero essere quindi gestiti direttamente dalle Regioni tramite agenzie regionali con sportelli decentrati sul territorio, garantendo che ogni sportello abbia un bacino di utenza che rispetti i bacini territoriali per l’impiego.
Sarebbe opportuno rivedere le circoscrizioni territoriali dei servizi decentrati definendo ambiti che possano rappresentare sistemi locali di riferimento per l’implementazione di politiche di sviluppo del territorio e del mercato del lavoro, puntando a collocazioni di prossimità territoriale dei servizi per l’impiego pubblici adeguate sia sul versante delle funzioni burocratico-amministrative che su quello della prestazione dei servizi di politiche attive a favore dei diversi tipi di utenza.

In una più generale ottica di programmazione regionale sarà in tal modo possibile progettare ed attuare interventi di natura economica e per il lavoro calibrati sulle esigenze di un territorio e funzionali alle opportunità di sviluppo dello stesso sistema territoriale, valutando le caratteristiche e le dinamiche occupazionali che lo caratterizzano (profili professionali, pendolarità, migrazioni, infrastrutture).

Gli standard di funzionamento, gli strumenti operativi (database, portale, bacheca on line, gestionale informativo, generatore di curriculum vitae, gestionale per il bilancio delle competenze) e il monitoraggio sarebbero unici per tutto il territorio nazionale e garantiti dal Ministero del Lavoro. Le risorse a disposizione sarebbero quelle definite in ambito europeo (FSE, Youth Garantee ecc..), nazionale e regionale.
Un modello organizzativo ipotizzabile di agenzia pubblica è quello attualmente applicato dalla Provincia Autonoma di Trento che racchiude all’interno della propria struttura:
  • Le iniziative formative
  • L’orientamento professionale e i servizi per l’impiego
  • L’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati
  • Un osservatorio del mercato del lavoro
  • Un ufficio sulle politiche del lavoro a finanziamento europeo
  • Un ufficio affari generali
Tutto ciò, adeguatamente organizzato, potrebbe far nascere un sistema dei servizi per l’impiego adeguato per le imprese, efficace per i lavoratori e che rappresenta una opportunità per il Paese.

Un’altra criticità è connessa ai tempi necessari per (eventualmente) definire ed applicare un modello di governance condiviso a livello nazionale. Ciò significa che la prospettiva futura dei servizi pubblici per l’impiego è fondamentalmente legata alla volontà politica ed alle scelte che le Regioni definiranno, nei tempi utili ad evitarne una lenta eutanasia.


Un altro modello di cui si parla è quello del trasferimento delle funzioni dei Servizi per l’Impiego a Città Metropolitane o Unioni dei Comuni o altri organismi di area vasta, identificando al contempo standard qualitativi sui servizi minimi erogabili da definirsi a livello nazionale, così come strumenti operativi, collegamenti ai sistemi di politica attiva del lavoro e software unici validi per tutto il territorio nazionale, così da evitare una rischiosa polverizzazione degli interventi senza avere un quadro di insieme.

Il modello di trasferimento di funzioni allo Stato risulta essere poco percorribile nell’immediato perché richiederebbe procedure molto lunghe di riforma del titolo V della Costituzione. L’eccessiva centralizzazione porterebbe poi al rischio di una eccessiva burocratizzazione aumentando la distanza tra il servizio e le problematiche del cittadino

SITUZIONE DEI PRECARI E DELLE FUNZIONI DEI CENTRI PER L'IMPIEGO NELL'AMBITO DELLA RIFORMA DEI SERVIZI PER IL LAVORO

L’organica proposta di riforma sopra descritta rischia di rimanere lettera morta se non coordinata con un sostanziale investimento professionale sulle figure che operano nei servizi per l’impiego, nonché sulla stabilizzazione del personale attualmente assunto a tempo determinato.

Tali professionalità sono impiegate in moltissimi casi proprio nei servizi tecnici e specialistici (con situazioni di precarietà che durano anche da più di 10 anni). Purtroppo proprio per i precari delle province anche la recente conversione in Legge del DL 101/2013 non risolve tali problematiche, in quanto esclude gli stessi dai processi di assunzione a Tempo Indeterminato presso l’ente dal quale sono stati assunti.

In relazione a quanto riportato si chiede:
  1. la tutela giuridica e contrattuale, il riconoscimento delle mansioni ed il servizio precedentemente svolto dai precari in forza presso le amministrazioni provinciali.
  2. lo sblocco del turnover, nel caso in cui le province mantengano le proprie funzioni o, in caso contrario, che i precari dei servizi provinciali vengano assorbiti nelle istituzioni che subentreranno alle province.
  3. il recepimento della proroga delle graduatorie concorsuali fino al 2016 da parte delle province e la proroga dei contratti a tempo determinato e dei co.co.co. almeno fino al 31/12/2014 (come previsto dalla Legge di Stabilità e dalla L.125/2013) in attesa della definizione dei processi di riforma istituzionale riguardanti il mercato del lavoro e la formazione professionale
  4. che ai soggetti istituzionali a cui verranno demandate le deleghe dei servizi provinciali venga trasferita la titolarità delle graduatorie concorsuali in corso di validità delle province ed i lavoratori a tempo determinato collocati come idonei all’interno delle stesse graduatorie di merito vengano assunti a tempo indeterminato.
  5. che i lavoratori precari in possesso dei requisiti per la stabilizzazione contenuti all’interno della L.125/2013, maturati presso la provincia, possano utilizzare tali requisiti per essere assunti a tempo indeterminato presso l’ente di appartenenza in caso di sblocco del turnover o presso le strutture a cui ne verranno demandate le funzioni, alla stessa stregua di quanto previsto dalla L.125/2013 per i precari di Regioni e Comuni.
  6. che per i lavoratori sprovvisti del requisito di selezione pubblica o pubblico concorso vengano attivate idonee procedure selettive in base alla normativa vigente con il riconoscimento come profilo professionale delle mansioni svolte presso i servizi pubblici per l’impiego e la formazione
  7. che in caso di appalto dei servizi privati integrati con il sistema pubblico occorra inserire nelle stesse gare d’appalto idonee clausole per evitare il ricorso a forme di precariato del personale utilizzato
INIZIATIVE PER LA TRASPARENZA DEL MERCATO DEL LAVORO

Al fine di migliorare la trasparenza e le opportunità di accesso al mercato del lavoro da parte dei cittadini, tutte le aziende che

  • intendano usufruire di finanziamenti di natura pubblica

  • usufruiscano di ammortizzatori sociali di natura pubblica

  • che abbiano usufruito benefici/sussidi/ammortizzatori sociali di natura pubblica nei 12 mesi precedenti

  • che intendano partecipare/abbiano partecipato ad appalti pubblici

comunicano ai servizi competenti il proprio fabbisogno lavorativo suddiviso per profili professionali ed ogni eventuale variazione dello stesso.

Le aziende che non abbiano provveduto ad effettuare tale comunicazione non possono accedere a finanziamenti pubblici. Tale comunicazione costituisce requisito per partecipare ad appalti/concessione di forniture pubblici

Tale comunicazione resterà visibile ai cittadini nella bacheca online del portale del servizio e in forma cartacea presso i servizi competenti al fine di permettere agli interessati di inoltrare i curricula, fino alla chiusura della richiesta. Il servizio competente potrà, su richiesta dell’utente provvedere all’invio di curricula alle stesse ed a fissare eventuali colloqui di lavoro. In caso di disoccupato percettore di indennità, il servizio competente provvede obbligatoriamente a contattare l’azienda in caso di corrispondenza tra fabbisogno dell’azienda e profilo del lavoratore.

L’azienda potrà scegliere se effettuare la selezione in proprio (rendendo visibile nella bacheca on line la propria denominazione e il referente) o chiedere al servizio competente una attività di preselezione dei curricula (modalità anonima) da inviare all’azienda stessa.

In ogni caso la scelta dei profili da assumere resta in carico all’azienda e non al servizio competente (con eccezione delle liste speciali).

Le agenzie di lavoro privato hanno l’obbligo di comunicazione delle richieste di lavoro fino alla chiusura della richiesta stessa.
Viene, inoltre, istituita una banca dati on line di tutte le aziende disponibili allo svolgimento di work experiences/stage e tirocini formativi di cui fanno obbligatoriamente parte le aziende che abbiano usufruito di finanziamenti/agevolazioni/ammortizzatori sociali di natura pubblica o siano risultati vincitori di appalto pubblico

Tutte le altre imprese possono aderire alle iniziative di cui sopra su base volontaria ed usufruire della banca dati condivisa contenenti i curricula dei lavoratori, fatti salvi i dati personali sensibili (disabilità, stato civile ecc..)

DESTINATARI DEI SERVIZI E BANCHE DATI

In fase di accoglienza, una volta redatta la scheda anagrafica e professionale del lavoratore (inserita on line e consultabile anche dal sistema delle aziende e dalle agenzie private), vengono definiti i destinatari dei servizi per l’occupabilità e l’orientamento professionale con i quali si stipula un patto di servizio.
Tali servizi vengono diversificati in base alle categorie di seguito, al fine di diversificare le tipologie di intervento (come al pronto soccorso):
  1. Disoccupati percettori di Indennità (ASPI/mini ASPI/Mobilità - Occupati percettori di ammortizzatori sociali)
  2. Disoccupati/Inoccupati con competenze spendibili nel mercato del lavoro (qualifiche professionali conseguite mediante lavoro o corsi di formazione/diploma/laurea)
  3. Disoccupati/Inoccupati con difficoltà di inserimento lavorativo ossia senza titoli di studio o senza occupazione da almeno 24 mesi dalla conclusione di una esperienza lavorativa o di studio, in gravi difficoltà sociali o economiche
  4. Disoccupati iscritti a liste speciali (secondo le modalità definite dalla L. 68/99)
Per ogni tipologia i servizi competenti operano azioni conseguenti finalizzate all’inserimento lavorativo e all’inserimento in una banca dati on line dei curricula dei candidati, facilmente consultabile dalle aziende e dalle agenzie di lavoro private oltre che dai servizi competenti.
Al fine di rendere maggiormente operativa tale banca dati e il relativo gestionale informatico, verranno definiti non più di 100 ambiti professionali di interesse per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, ottenuto dalla semplificazione delle qualifiche professionali censite dall’ISTAT e da una accurata descrizione delle stesse nella scomposizione per competenze.
La banca dati unificata con le schede professionali dei lavoratori dovrà essere accessibile mediante piattaforma informatica per la consultazione a tutti i soggetti privati che si accrediteranno per la ricerca di personale e sarà la stessa utilizzata per le comunicazioni obbligatorie.

DISOCCUPATI PERCETTORI DI INDENNITA'

I lavoratori rientranti in tale categoria, al fine della richiesta/mantenimento, dell’indennità dovranno recarsi presso i servizi competenti per domicilio o residenza, indicando nel patto di servizio quale delle seguenti attività intendano perseguire:
  1. Colloquio di orientamento/bilancio di competenze/ricerca attiva del lavoro finalizzato alla richiesta di voucher formativo per la frequenza di uno dei corsi indicati nel catalogo regionale/nazionale dell’offerta formativa al fine di conseguire un attestato o una qualifica o una work experience
  • Disponibilità a lavori socialmente utili
  • Colloquio mensile presso i servizi competenti finalizzato all’inoltro di domanda per richieste di lavoro coerenti con il proprio profilo professionale/titolo di studio nel raggio di 50 km anche aldifuori del territorio della regione di residenza
  • Colloquio finalizzato all’avvio di una attività imprenditoriale
  • Contratto di ricollocazione così come previsto dall’ultima legge di stabilità

Disoccupati/Inoccupati con competenze spendibili nel mercato del lavoro (qualifiche professionali conseguite mediante lavoro o corsi di formazione/diploma/laurea)

I lavoratori rientranti in tale categoria dovranno recarsi presso i servizi competenti per domicilio o residenza, indicando nel patto di servizio quale delle seguenti attività intendano perseguire su appuntamento:
  1. Colloquio di orientamento/bilancio di competenze finalizzato alla richiesta di voucher formativo per la frequenza di uno dei corsi indicati nel catalogo regionale/nazionale dell’offerta formativa al fine di conseguire un attestato o una qualifica
  2. Colloquio di orientamento/bilancio di competenze finalizzato alla partecipazione ad una work experience sulla base del catalogo delle aziende ospitanti o una attività di servizio civile se di età inferiore a 29 anni
  3. Colloquio di orientamento finalizzato alla redazione di un curriculum vitae e all’inoltro di domanda per richieste di lavoro presenti nella bacheca on line
  4. Colloquio finalizzato all’avvio di una attività imprenditoriale

Disoccupati/Inoccupati con difficoltà di inserimento lavorativo ossia senza titoli di studio o senza occupazione da almeno 24 mesi dalla conclusione di una esperienza lavorativa o di studio, in gravi difficoltà sociali o economiche

Per tali categorie viene garantita la priorità negli appuntamenti per i colloqui di orientamento, secondo le modalità definite precedentemente. Tali categorie usufruiscono anche di:

  1. dote di inserimento lavorativo spendibile presso aziende/agenzie di lavoro private consistente in un contributo economico di diverso valore in base alla tipologia di contratto proposto
  2. possibilità di erogazione di politiche passive connesse allo stato di disoccupazione (es social card) se non percettori di indennità derivante da ammortizzatori/assegni sociali
Disoccupati iscritti a liste speciali (secondo le modalità definite dalla L. 68/99)

Tali disoccupati beneficiano di tutte le iniziative di cui sopra in aggiunta alle prerogative già definite dalla Legge 68/99. Viene inoltre istituito un sistema di premialità e bonus fiscali erogati dai servizi competenti alle aziende che assumono dalle liste speciali.

CONCLUSIONI: SERVIZI PER L'IMPIEGO PUBBLICI DI QUALITA'

Occorre dunque qualificare e potenziare il ruolo dei servizi per l’impiego pubblici, che debbono caratterizzarsi, oltre che per l’esercizio delle funzioni amministrative del collocamento ordinario e speciale, quale collegamento tra le esigenze del territorio e la programmazione delle politiche regionali in materia di lavoro.
E’ infatti possibile promuovere occupazione solo se vengono rilanciate e sostenute le sinergie tra tutti i soggetti che operano con diverse funzioni e competenze nel mercato del lavoro.
Si tratta quindi di sviluppare una dimensione di rete che coinvolge necessariamente una pluralità di soggetti, sia pubblici che privati, e che necessita di una regia.
Ecco il ruolo fondamentale, non ancora sperimentato, dei servizi pubblici per l’impiego: monitorare il territorio, ripartito in sistemi locali, intercettarne i fabbisogni, trasferire queste esigenze nella programmazione regionale e restituire poi risposte operative nel territorio stesso attraverso politiche attive utili all’inserimento ed al reinserimento nel mercato del lavoro, ma anche alla formazione di nuova imprenditorialità, quali l’orientamento scolastico ed universitario, l’orientamento al lavoro, la formazione professionale, l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro nelle sue varie forme, il collegamento tra politiche passive e politiche attive.
Il tutto sviluppato attraverso una positiva cooperazione tra i soggetti pubblici e privati che operano nei settori dell’istruzione, della formazione, nel mercato del lavoro, nonché in ambito sociale e previdenziale, ma prima ancora attraverso un sostanziale investimento professionale sulle figure che operano nei servizi.
Sotto l’aspetto organizzativo crediamo sia invece necessario riflettere su una nuova e più efficace organizzazione interna, in grado di rendere competitivo il servizio pubblico, dotandolo degli strumenti e delle risorse necessarie nonchè potenziando i servizi specialistici rivolti a cittadini ed imprese, anche attraverso la ridefinizione e la formazione di figure professionali specialistiche (poche, ma ben definite).
Una organizzazione che consenta di fare un deciso salto di qualità nella proposizione di politiche attive, coniugando la formalità amministrativa con l’efficacia di un intervento sostanziale.

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